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mercoledì 5 febbraio 2014

Pensioni - contro la mozione presentata dalla meloni




Pensioni - contro la mozione presentata dalla meloni





Il turbinio di eventi che si sono susseguiti in questi giorni in Parlamento è stato tale che la discussione sulle pensioni d’oro sembra ormai un lontano ricordo. Ebbene, sarebbe opportuno soffermarsi su questo argomento perché è di fondamentale interesse per il Paese, sia dal punto di vista sociale che da quello economico. La stessa Carta Costituzionale della Repubblica Italiana sancisce l’importanza del trattamento pensionistico nel rispetto della dignità della vita con l’art. 38
I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria”.
Norma fondamentale e programmatica e vincolante dal punto di vista politico. Ciò non significa che essa debba essere raggirata, strumentalizzata ed applicata con approssimazione attraverso interventi legislativi addirittura contrari, nella sostanza, ad Essa. È un impianto normativo di valore: fornisce ai cittadini, alla classe politica e dirigenziale obiettivi e speranze, da respiro ed ispira l’azione di Governo e l’azione del legislatore.
Non si può pretendere dalla Carta Fondamentale che Essa stabilisca in modo particolareggiato le modalità con cui quei valori che essa pone alla base della Repubblica debbano poi essere applicati.
L’applicazione e la legiferazione spetta al parlamento.

Il tema delle pensioni è un tema tanto attuale quanto scottante, non può prescindere dalla profonda diseguaglianza che attanaglia il paese. La disuguaglianza che c’è tra i pensionati che percepiscono meno di 500 euro al mese e quelli che invece ne percepiscono più di 30, o 50 mila.
In un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando,il buon senso imporrebbe a chi percepisce tali somme di farsi un esame di coscienza e guardare chi sta peggio. Il buon senso purtroppo manca, perché quelle persone guardano solo il proprio orticello e desiderano che esso sia più rigoglioso di quello del vicino. Questa è una logica che, in un periodo come questo, non può stare in piedi.

Proprio nei giorni scorsi c’è stata la proposta del capogruppo di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, negli intenti volta a ridurre la diseguaglianza tra i cittadini che percepiscono pensioni d’oro e quelli che invece beneficiano di una pensione al di sotto dei minimi necessari per condurre una vita dignitosa. L’On. Meloni ha precisato che verranno escluse dal taglio le pensioni equivalenti ai contributi versati in attività lavorativa anche sopra i 5.000 euro. Non è chiaro, però, come la signora vorrebbe aumentare le pensioni più basse con il suo ricalcolo. Il punto è che i pensionati, anche se durante la propria vita lavorativa hanno pagato contributi minimi, non possono vedersi accreditare un tipo di trattamento economico così diseguale rispetto a chi, al loro pari, quei contributi non li ha pagati ma, tuttavia, percepisce una pensione cosiddetta “d’oro”, specialmente in ragione di questo momento di profonda crisi economica.

M5s ha, per sua parte, già presentato e depositato una mozione in cui spiega come poter intervenire riducendo le differenze e le disuguaglianze. Innanzi tutto, sulla scorta delle recenti pronunce della Corte Costituzionale, si è voluto evitare che l’eventuale provvedimento legislativo fosse contrario ai principi della Carta Fondamentale. Questa accortezza del tutto auspicabile consiste, nella sostanza, nella previsione di un contributo minimo da applicare a coloro i quali percepiscono una pensione minima. Infatti, qualora questo contributo non fosse previsto, l’eventuale provvedimento legislativo sarebbe dichiarato contrario ai principi costituzionali. Una buona Legge, in altre parole, sarebbe non efficace perché contraria ai precetti Costituzionali. Ma perché chiedere un contributo a chi già percepisce somme minime?

Perché quei pensionati (si tratta di 2.219.482 persone) riceveranno un aumento di € 518,00 annui a fronte di un contributo di € 6,00 annui, proposta concreta e di fattibile applicazione anche giuridica perché quei pensionati, a fronte di un esborso di € 6,00 annui si vedrebbero riconoscere € 518,00!
Una linearità di cui risulta carente l’On. Meloni nelle dichiarazioni contraddittorie di questi giorni, vuole una un’ipotetica alleanza col M5s per il tema pensioni dopo le aspre critiche. La domanda è: a seguito di eventuali votazioni e con un risultato sufficiente per governare in alleanza, quale sarebbe quella che sceglierebbe la Meloni? Probabilmente il centro destra è quello a cui si potrebbe guardare con maggiore interesse e poter raggiungere l’obiettivo di estromissione del PD dal Governo! Quel PD che, insieme a Berlusconi e Alfano, ha votato contro la nostra mozione per mantenere lo status quo.


Vinciamo noi!





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